
Vorrei un’utilitaria spaziosa, compatta negli ingombri, che non costi tanto e che mi duri tanti anni.
E perché proprio una Suzuki? 30 anni all’anagrafe e 6 generazioni che hanno scritto il successo di Suzuki Swift.
Una compatta dinamica e dall’appeal giovane, che porta nel segmento per la città tutti i valori fondanti Suzuki, ma andiamoli a scoprire.
Moderna, come racconta l’estetica esterna, rivista in piccoli dettagli specialmente nel frontale, ma sempre legata al proprio DNA.
Rispetto alla generazione precedente le principali novità le troviamo sottopelle, in particolare nella gamma motori, ora tutta con omologazione ibrida.
All’interno è spaziosa, nonostante delle dimensioni esterne compatte che la rendono ideale per la città. Numeri meno rilevanti li troviamo nel bagagliaio, leggermente inferiore rispetto alla categoria, ma comunque vivibile anche per lunghe trasferte.
Come ogni compatta, offre il suo meglio nell’ambiente cittadino, ma se portata fuori contesto Swift non fa mai rimpiangere vetture più grandi e costose.


All’interno dell’abitacolo si viaggia comodi, la silenziosità è all’apice del segmento e la posizione di guida è ideale, anche per i più alti.
Certo la plancia manca di tutte quelle diavolerie digitali tipiche del segmento premium, ma ciò che davvero serve non manca, anzi fin dall’allestimento base la dotazione è completa, sia in termini di sicurezza che connettività.
La plancia marca l’orizzontalità, con un netto passaggio cromatico tra la parte alta e bassa, in entrambi i casi i materiali sono plastici e per un’utilitaria non ci aspettavamo diversamente, mentre a non averci convinto è il sistema d’infotainment, posizionato forse troppo in basso e con un’estetica che avrebbe bisogno di un aggiornamento.
Quest’ultimo fattore tranquillamente trascurabile con l’utilizzo della connettività con smartphone, che si stanno ormai proponendo come alternative al sistema proprietario.
Il tratto più curioso di questa Swift, lo troviamo nel modo di guidarla: Nonostante si tratti di un’ibrida, questa Suzuki si guida in modo analogico.
Niente freno a mano elettronico, cambio nel nostro caso manuale a 5 rapporti e un bel quadro strumenti dove non ci abbandonano le care vecchie lancette. Insomma se siete dei nostalgici, qui troverete pane per i vostri denti.

L’altra faccia, ancora più bella, di questa medaglia è nella dinamica di guida.
Visto che ci troviamo a bordo di una peso piuma, con meno di una tonnellata alla bilancia, ed un’impostazione abbastanza vicina al terreno, questa Swift trasmette un dinamismo inaspettato.
Sotto la carrozzeria troviamo un vero gioiellino di meccanica, con un telaio che non è un mistero abbia dato vita anche ad una variante sportiva.
Certo i cavalli non sono tanti, mettiamolo subito in chiaro, ed infatti la ricerca della performance non è il suo pane quotidiano, ma il comportamento su strada è sempre composto e comunicativo.
Strozzando un po’ il collo al 1.2 da 83 Cv ci si può divertire giocando con un cambio piacevole, uno sterzo preciso, e se avete il manico, anche con il freno a mano, per levarsi qualche sfizio, ma senza esagerare.
Ben organizzati i rapporti, ravvicinati per le prime quattro marce, più lungo l’ultimo per offrire respiro anche a velocità autostradali e non penalizzare i consumi, che rimangono stabilmente sotto i 5 l/100 km, difficile andare a caccia di aghi in questo piccolo pagliaio giapponese.
In fondo se non volete spendere tanto ma non volete rinunciare ad una vettura comoda, piacevole da guidare e pacata nei consumi, le alternative non sono molte e Swift è sicuramente una garanzia di qualità senza fronzoli.