Ad inaugurare la mostra dei 70 anni di Ferrari, a Design Museum, Mandelson e Padoan.
Ferrari under the skin
È stata intitolata “Ferrari under the skin” – con tanto di richiamo a uno dei cavalli di battaglia di Frank Sinatra – la mostra per i 70 anni di Ferrari tenutasi la scorsa settimana nella capitale del Regno Unito. Sono state impiegate le modernissime sale del Design Museum, all’ombra di Holland Park lungo il miglio d’oro di Kensington High Street.
Infatti, nonostante la Gran Britannia sia torna alla ribalta con la vincita dell’ultimo titolo mondiale di Formula 1 targata Lewis Hamilton al volante di una Mercedes, anche Londra si inchina al mito senza tempo della Rossa di Maranello.
Ad inaugurare questo meraviglioso evento sono stati il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan – ospite d’onore dopo una giornata d’incontri con gli investitori della City – e lord Peter Mandelson – già eminenza grigia nei governi di Tony Blair, laburista a suo agio fra i miliardari e oggi presidente del museo.
Scopriamo l’evento
Ad essere presenti ovviamente in questo evento le immagini di Enzo Ferrari, ovvero l’uomo che di tutto questo fu il padre: italiano fino al midollo al ricordo del quale, 70 anni dopo, anche l’orgogliosa Gran Bretagna dei motori non può non inchinarsi.
Con questa mostra si è praticamente tenuta una vera e propria esibizione che non manca di mostrare quanta tecnologia, quanta storia e quanto contenuto estetico vi siano stati e vi siano sotto e dietro i bolidi realizzati prima o dopo la morte del Drake.
Con loro collezionisti, appassionati e figure da jet set, a fare da corona alle vere protagoniste della scena vi sono state una dozzina di vetture storiche, ma anche autentici capolavori della storia Ferrari ben al di là del loro stesso valore economico complessivo. Spicca una replica del primo esemplare in assoluto sfornato con il marchio del Cavallino Rampante, la Ferrari 125S del 1947. Come una continua meraviglia che cresce sempre di più, non poteva mancare anche l’elegantissima Gt spider Pinin Farina nera del 1957 appartenuta a Peter Collins – uno dei piloti ‘indisciplinati’ che rappresentarono la scuderia nei ruggenti anni ’50 come altrettanti cavalieri votati alla morte.
Da no dimenticare anche un’iconica 250 Gto del 1962 e una 275 GTB4 del ’67, per molti l’automobile più bella che abbia mai visto la strada. Pezzi d’arte meccanica passati per le mani di grandi campioni o di celebrità, come Steve McQueen, Jean-Paul Belmondo, Paul Newman, Herbert Von Karajan, i cui contratti d’acquisto battuti a macchina, raccontano dietro la fredda sintesi delle scritture commerciali di sogni divenuti fiammanti realtà.
Inoltre, concludendo, lo spazio si è ampliato anche per quelle vetture ricopertesi di gloria in pista: dall’originale 500 F2 portata al trionfo iridato da Alberto Ascari nel 1952 e nel ’53, fino alle F1-2000 con cui 17 anni fa Michael Schumacher restituì alla bacheca di Maranello un trionfo mondiale che mancava dal 1979, passando per una delle berlinette Gran Turismo legate alle vittorie dell’immortale sir Stirling Moss. O ancora le memorabilia, gli accessori, i motori, le vecchie forme di legno usate per forgiare le prime carrozzerie, i caschi, le tute care alle memorie dei fan di Villeneuve o di Schumacher.
Insomma un evento più unico che raro in Europa.